sabato 19 maggio 2012
Ascensione del Signore: discesa dello Spirito Santo
A quaranta giorni esatti dalla celebrazione della Pasqua
(che significa passaggio), da questa sera, la Santa Madre Chiesa coinvolge i
suoi figli in quella che è chiamata: la festa dell’Ascensione di Gesù al cielo.
È una festa a tutti gli effetti e non semplicemente un
evento e capiremo perché.
Cerchiamo prima di inquadrare gli eventi. Gesù Cristo è
morto in Croce. I discepoli ad eccezione di Giovanni, rimasto sino all’ultimo
sotto la Croce assieme a Maria Vergine, sono dispersi a causa della
persecuzione delle folle e dei sommi sacerdoti. Ormai scorati, “infreddoliti”
per la perdita della Guida suprema tornano ognuno alle proprie occupazioni,
convinti che tutto fosse ormai finito con il feroce supplizio. Ma quale
sorpresa li attendeva! Il Maestro è risorto! È apparso alle donne, a Pietro e a
Giovanni e dopo di essi, per l’appunto per quaranta giorni, ai cosiddetti “settantadue”.
In questo tempo, il Signore Gesù tornerà spesso a fare
visita ai suoi, per dimostrare loro che le sue parole non vengono mai meno e
che il tempio dopo tre giorni, come aveva detto alludendo al suo corpo e non al
tempio di Gerusalemme, era stato ricostruito, era risorto e le apparizioni ne
erano la testimonianza. Non a caso i discepoli di Emmaus, a cui apparve, lo
riconobbero nelle sue parole al punto da dire fra loro, dopo che il Maestro si
allontanò da essi: “Non ardeva forse in
noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci
spiegava le Scritture?” (Lc 24,32).
Dunque, in questi quaranta giorni dopo Pasqua, il Signore
torna, per un tempo definito per confermare i suoi discepoli, donare loro
nuovamente parole di conforto, indirizzo e amore affinché comprendessero il
senso delle Scritture e di quanto era accaduto nella crocifissione.
Tuttavia, Gesù dirà apertamente che dovrà nuovamente
andar via, ovverosia: ascendere al Padre e ciò non dovrà farli nuovamente
cadere nello sconforto, nell’agitazione giacché se Egli sale a Dio, per ciò
stesso scenderà su di essi il dono dello Spirito Santo. È per questo che all’inizio
di queste poche righe si è detto che la solennità di domani è una festa e non
una perdita, un lutto: Gesù sale e discende sull’umanità tutta, rappresentata
dai dodici apostoli con Maria Santissima riuniti nel cenacolo, lo Spirito di
Dio. Per questa ragione la celebrazione di domani e strettamente legata a
quella di domenica prossima e cioè la feste della Pentecoste, ovvero la discesa
dello Spirito Paraclito sulla Chiesa, dopo cinquanta giorni, a seguito dell’ascensione
di Gesù al cielo. Ecco perché il Signore con parole dolci ammonì i suoi dicendo
loro di non temere perché non li avrebbe lasciti orfani, ma avrebbe mandato loro
la terza Persona della Santissima Trinità: il Consolatore.
Ebbene, non temiamo mai d’esser soli, ancorché
abbandonati da tutti. Desideriamo ascoltare Gesù? Apriamo il Vangelo! Desideriamo
colmare la sete insaziabile che ogni uomo ha d’amore e d’amare? Rechiamoci alla
Santa Messa e mangiando il suo Corpo e bevendo il suo Sangue riempiremo ogni
vuoto spirituale ed esistenziale. Desideriamo perdono e misericordia? Accostiamoci
al sacramento della confessione e troveremo fiumi in piena di compassione e di
indulgenza per ogni nostro peccato, fosse anche il peggiore!
La ragione di queste certezze? Esse risiedono in un’unica
affermazione di Colui, Gesù Signore, che ha donato la sua vita per ognuno di
noi: “Io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20b).
Già da questa sera, prepariamoci a celebrare la ragione
della nostra gioia: l’ascesa di Gesù al cielo e contemporaneamente disponiamoci
a ricevere, tra otto giorni lo Spirito Santo recitando la seguente preghiera,
possibilmente ogni giorno e non solo fino alla solennità, ma ogni santo giorno che
Iddio ci dona, perché lo Spirito del Padre ci sia di guida, conforto e sostegno
nella nostra esistenza.
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch'è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
3 Gloria al padre
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