La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, on manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!” (1Cor 13, 1-13).
sabato 24 novembre 2012
25 novembre: Festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo.
Nell'ultima
domenica del Tempo Ordinario, per esattezza la 34a, la Chiesa ci
invita a celebrare la Solennità di Cristo Re dell'universo.
Una
festa del genere porterebbe chiunque a ritenere necessaria una liturgia, quella
della Parola, improntata alla lettura di brani che esaltino la grandezza, la
radiosità, l'onnipotenza di Cristo Signore, dato che lo chiamiamo Re
dell'universo. Tuttavia, e ciò non sembri strano, accade esattamente l'opposto:
Gesù Maestro eterno ha vinto la morte con la Croce!
In
ragione di ciò la Parola di Dio, che ci viene donata, porta i fedeli nel
mistero della sofferenza e dell'amore di Cristo, soprattutto invitandoci a
meditare il momento della sua condanna a morte e al suo incontro con Pilato.
Il
racconto, tratto dal Vangelo di San Giovanni (Gv 18,33b-37), ci presenta il
Signore che, uniformandosi a quanto aveva insegnato ai suoi discepoli (si legga:
Mt 10,38; Mt 16,24; Mc 8,34; Lc 9,23; Lc 14,27) rispetto alla sua missione, annunzia
essere La Verità. Innanzi a Pilato che lo interroga il Rabbi risponderà: “Per questo io sono nato e per questo sono
venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità,
ascolta la mia voce” (Gv 18,37). Altrove, aveva detto: “Io sono la via, la verità e la vita». «Chi
rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far
nulla”. (Gv 14, 6.15,5). Questa verità che non solo viene annunziata, ma si
incarna in Cristo stesso, dunque è Egli stesso La Suprema Verità, ha una
connotazione, una caratteristica: significa servizio. Chi è per Cristo, con
Cristo ed in Cristo, è nella Verità e come tale è servo dei servi. Per questo
la regalità di Gesù si dimostra sulla Croce, massima espressione di servizio,
di amorevole donazione disinteressata, facendoci comprendere che: “Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo
di tutti e il servitore di tutti” (Mc 9,35), giacché “Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se
dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete
lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche
voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,13-15).
L’analisi
di questa dimensione donativa, che implica La Verità, sia come punto di
partenza (Gesù Cristo è il perno d’ogni progettualità) sia nei contenuti (rispetto
alle singole azione che compiamo) ci fa comprendere che il Regno di Dio, come
dice San Polo nella lettera ai Romani non è questione di “…cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi si
fa servitore di Cristo in queste cose è bene accetto a Dio e stimato dagli
uomini. Cerchiamo dunque ciò che porta alla pace e alla edificazione
vicendevole” (Rm 14,17-19). Ciò equivale a dire che l’offerta, il servizio,
il sacrificio, sono i tratti distintivi della magnificenza divina del Signore
e, all’opposto, non né rappresentano in alcun modo la sua dimensione: il potere,
la menzogna, l’odio, l’egoismo e la cattiveria, tutti difetti radicati nel peggiore
dei vizi, la superbia. Scriverà ancora
San Paolo Apostolo: “…queste cose, che
per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi,
ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di
Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le
considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo
come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla
fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io
possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue
sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla
risurrezione dai morti” (Fil 3,7-11).
In
definitiva nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo è venuto ad inaugurare
sulla terra il potere della carità. È questa solo l’unica forza a cui dobbiamo
tutti aspirare e di possedere nelle forme più alte e virtuose. Essa, la carità,
avrà la sua pienezza nell'eternità e nell’oggi essa è ciò che da senso ad ogni
nostra aspirazione, azione, parola, sentimento, affinché tutto torni sempre per
la maggiore gloria di Dio, per il bene della anime e la nostra santificazione. Ancora
San Paolo ci insegna al riguardo della carità: “Se
parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei
come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della
profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se
possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non
sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo
per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, on manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!” (1Cor 13, 1-13).
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, on manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!” (1Cor 13, 1-13).
ATTO DI
CONSACRAZIONE DEL GENERE UMANO A NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO.
O
Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguarda a noi umilmente
prostrati innanzi a te. Noi siamo tuoi, e tuoi vogliamo essere; e per vivere a
te più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi spontaneamente si
consacra al tuo sacratissimo Cuore.
«Molti,
purtroppo, non ti conobbero mai; molti, disprezzando i tuoi comandamenti, ti
ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri
e tutti quanti attira al tuo sacratissimo Cuore.
«O
Signore, sii il Re non solo dei fedeli, che non si allontanarono mai da te, ma
anche di quei figli prodighi che ti abbandonarono; fa' che questi, quanto prima,
ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Sii il Re di
coloro, che vivono nell'inganno e nell'errore, o per discordia da te separati:
richiamali al porto della verità, all'unità della fede, affinché in breve si
faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
«Largisci,
o Signore, incolumità e libertà sicura alla tua Chiesa, concedi a tutti i
popoli la tranquillità dell'ordine: fa' che da un capo all'altro della terra
risuoni quest'unica voce: Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra
salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Amen ».
(Indulgenza
plenaria, se si recita pubblicamente nella solennità di Cristo Re; parziale,
invece, se si recita privatamente
ATTO DI RIPARAZIONE
(da pregare dopo la consacrazione)
Gesù
dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine
ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi, prostrati
innanzi a te, intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una
così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito
dagli uomini l'amatissimo tuo Cuore.
Memori
però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità, e provandone
vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a
riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche
quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salute, ricusano di
seguire te come pastore e guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o
calpestando le promesse del battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della
tua legge.
E
mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci
proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l'immodestia e le brutture
della vita e dell'abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle
anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande
scagliate contro te e i tuoi santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario
e l'ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi onde è profanato
lo stesso sacramento dell'amore divino, e infine le colpe pubbliche delle
nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da te fondata. Potessimo
noi lavare col nostro sangue questi affronti!
Intanto
come riparazione dell'onore divino noi ti presentiamo, accompagnandola con le
espiazioni della Vergine tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie, quella
soddisfazione che tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni
giorno rinnovi sugli altari, promettendo con tutto il cuore di voler riparare,
per quanto sarà in noi e con l'aiuto della tua grazia, i peccati commessi da
noi e dagli altri e l'indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della
fede, l'innocenza della vita, l'osservanza perfetta della legge evangelica,
specialmente della carità, e di impedire inoltre con tutte le nostre forze le
ingiurie contro di te, e di attrarre quanti più potremo alla tua sequela.
Accogli,
te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per l'intercessione della beata Vergine
Maria riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi
nella tua obbedienza e nel tuo servizio fino alla morte con il gran dono della
perseveranza, mediante il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella
patria, dove tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni Dio per tutti i
secoli dei secoli. Amen!
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