lunedì 19 novembre 2012
Chi è per te Colui che chiamano Gesù Cristo?
Il titolo di questo post impone che io, per
primo, descriva a voi tutti, che partecipate a queste “discussioni” virtuali,
cosa sia Gesù Cristo nella mia vita.
Dunque, l’esperienza maturata attraverso le
vicende della mia esistenza hanno dato impulso al perché intitolassi questo
blog: “Via, Verità e Vita”. Di
conseguenza, l’intestazione non è affatto un caso, ma l’esatta rappresentazione
di ciò che per me esprime quel Gesù di Nazareth che noi, credenti, chiamiamo
Cristo che significa “Unto”.
In ragione di ciò, il vivere stesso trova in
Cristo la Via che desidero
percorrere quotidianamente, con le sue difficoltà, cadute, paure ed angosce,
come con le sue gioie e speranza, sicuro che se anche smarrissi per un istante
la meta, la luce della fede mi riporterebbe nella Via Mastra. D’altronde la
fede non è certezze nella meta, ma è certezza in Colui che ci guida alla meta.
Il necessario? Dare tutto: cuore, mente e anima a Gesù, che non è solo Via, ma
Meta della via stessa; per cui incamminatici “…decisamente…” (Lc 9, 51-56) nella Via siamo automaticamente nella
Meta.
Oltre ad essere Via, Gesù è anche la mia Verità
dato che, quando agisco, il riferimento, il parametro di valutazione è, e può
essere solo Lui, ed innanzi agli interrogativi pressanti, talvolta drammatici del
quotidiano vivere, so di comportarmi o di essermi comportato come La Via-Meta mi ha insegnato (per tanto
non è una costrizione il mio agito, ma è frutto di un insegnamento meditato e
poi compreso) ciò che deriverà da quella tale situazione, qualunque ne sia il
risultato, come dice il salmo 131: “…sono tranquillo e sereno come bimbo
svezzato in braccio ad (una, n.d.r.) madre…”.
Infine, è la mia Vita dato che, semplicemente, senza il Signore Gesù sarei vivo
soltanto biologicamente, ma morto spiritualmente, e dato che lo “…spirito è vita…” (Gv 6, 63) quando
quest’ultimo si inaridisce possiamo possedere il mondo intero, ma nulla
potrebbe soddisfare nulla… appieno!
È per questa ragione che Gesù ci insegna: «Io
sono la via, la verità e la vita». «Chi rimane in me e io in lui, fa
molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». (Gv 14, 6. 15,5).
Il non potete far nulla, non sta ad indicare la
nostra incapacità nel raggiungere qualsivoglia tipo di obiettivo, ma bensì a
sottolineare che essi, senza Il Pilastro fondativo, Gesù Cristo nostro Signore,
restano sterili e privi di significato donante, giacché anche se caratterizzati
da una notevole inclinazione verso il prossimo, la natura umana rimarrà sempre
propensa a trovare in sé le ragioni d’ogni successo, al contrario, attribuendo
ogni fallimento al silenzio, alla lontananza o, peggio, all’inesistenza di Dio
Padre. Esemplificando, un medico, che di per se svolge un’attività di cura
verso chi soffre, può essere preparato ed appassionato, ma se ciò poggiasse
unicamente ad un livello tutto umano, con il tempo la cura nei riguardi di chi
versa nella malattia diverrebbe una cinica routine, che potrebbe genererà
incapacità nel provare compassione e profondare accoglienza verso i più deboli,
divenendo il tutto puro formalismo quotidiano. Perché accade o può verificarsi
un tale senso di disinteresse verso il dolore altrui facendo prevale la cinicità
professionale? Uno dei motivi, a mio avviso (e ciò può riguardare qualunque
professione, mestiere o arte, come anche chi svolge il ministero sacerdotale)
risiede nel fatto che la scelta di curare chi soffre non può reggersi solo su
di un aspetto relativo all’inclinazione personale verso quell’specifica
attività, né tantomeno su fattori economici, ma dovrebbe trovare la base in una
vocazione, ovverosia in una chiamata a quel lavoro, affinché la dedizione,
frutto di meditazione in Colui che sa bene cosa siamo in gradi di donare agli
altri, per il loro bene e la Sua gloria, sia totale e nei momenti di stanchezza
ancor più offerta come Cristo fece della sua Croce. La vocazione, infatti, che
solitamente connota un ambito strettamente sacerdotale, tecnicamente, significa
chiamata, ed essa non è solo quella
alla consacrazione, ma anche ad individuare, come detto poco sopra, alla luce
del Signore Gesù e quindi della preghiera, quale sia l’esatta strada da
intraprendere.
In conclusione Cristo è per ciò stesso, Colui che
da senso, significato e valore ad ogni singolo atto della mia vita… E per voi?
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