Citazione della settimana...


"LA MORTE È LA GRAZIA DELLE GRAZIE E IL CORONAMENTO DELLA
VITA CRISTIANA. ESSA NON È UNA FINE, COME TROPPI ANCORA PENSANO, MA L'INIZIO DI
UNA BELLA RINASCITA".

- Marthe Robin -

"NON ABBIATE PAURA DELLA GIOIA".

- Papa Francesco -



SIGNORE GESU' SONO QUI DAVANTI A TE

Signore Gesù, sono davanti a te con tutte le mie miserie. So che non mi respingerai perché tu mi ami così come sono. Mi dolgo e mi pento con tutto il cuore dei miei peccati: ti prego perdonami! Nel tuo Nome perdono tutte le persone per quanto hanno fatto contro di me. Rinuncio a Satana, a tutti gli spiriti maligni ed alle loro opere e seduzioni. Ti dono tutto il mio essere, o Signore Gesù, ora e sempre. Ti invito nella mia vita, o Gesù; ti accetto come Signore, Dio e Salvatore. Guariscimi, trasformami, rafforza il mio corpo, la mia anima ed il mio spirito. Vieni Signore Gesù, immergimi nel tuo Preziosissimo Sangue e riempimi del tuo Santo Spirito. Ti Amo, Signore Gesù. Ti lodo, Gesù. Ti ringrazio. Ti seguirò per tutti i giorni della mia vita. Aiutami a non voltarmi mai indietro. A non desiderare nient'altro che te. Fammi sentire il tepore del tuo amore e la potenza del tuo Santo Corpo. Rendimi cosciente della grandezza del tuo donarti a me, misera creatura. Illumina la mia mente e il mio cuore. Irrompi con la tua luce l'intensità delle tenebre che offuscano la mia vita. Rendimi la gioia di essere salvato affinché possa vivere con te per sempre in paradiso.
Maria, mia dolce Madre, Regina della Pace, Angeli e Santi, aiutatemi, ve ne prego. Amen, Alleluia, Amen.
- Fr. Peter Mary Rookey -


IL SILENZIO

Il silenzio è mitezza. Quando non rispondi alle offese, quando non reclami i tuoi diritti, quando lasci a Dio la difesa del tuo onore, il silenzio è mitezza.
Il silenzio è misericordia. Quando non riveli le colpe dei fratelli, quando perdoni senza indagare nel passato, quando non condanni, ma intercedi nell'intimo, il silenzio è misericordia.
Il silenzio è pazienza. Quando soffri senza lamentarti, quando non cerchi consolazione dagli uomini, quando non intervieni, ma attendi che il seme germogli lentamente, il silenzio è pazienza.

Il silenzio è umiltà. Quando taci per lasciare
emergere i fratelli, quando celi nel riserbo i doni di Dio, quando lasci che il tuo agire sia interpretato male, quando lasci agli altri la gloria dell'impresa, il silenzio è umiltà.
Il silenzio è fede. Quando taci, perchè è LUI che agisce, quando rinunci ai suoni, alle voci del mondo per stare alla Sua presenza, quando non cerchi comprensione, perchè ti basta essere conosciuto da Lui, il silenzio è fede.


domenica 30 dicembre 2012

Ringraziamento di fine d'anno.

 
L'anno sta per finire. Ringraziamo il Signore Gesù per tutto ciò che ci ha donato e per la forza ed il sostegno ricevuti nei momenti di difficoltà. Preghiamo per il nuovo anno affinché se da Lui ci siamo allontanati con la preghiera possa egli ridonarci un cammino pieno di fede e perseveranza; se gli siamo stati vicino chiediamogli di rafforzare la nostra fede e di continuare a crescere nella carità verso il prossimo.
Aiutiamoci con questa breve e semplice preghiera

 
 
Ringraziamento a Gesù per l'anno trascorso.

Gesù mio, ti ringrazio di avermi donato
quest'anno che è trascorso; tempo solenne di vita e di amore.
Insegnami l'umiltà, il santo timor di Dio
perché alla luce de tuo Santo Spirito io persegua la retta via.
Proteggimi, custodiscimi e guidami assieme alle persone a me care.
Aiutami a perdonare chi mi ha offeso, tradito ed umiliato
affinché il mio cuore ritorni nella serenità e nella gioia.
Ti affido la mia vita e i miei progetti,i miei sentimenti
le mie preoccupazioni.
Perdona il male da me commesso e se qualcosa di buono ho fatto accettalo.
Rendimi la gioia della salvezza eterna perché un giorno,
con i santi e gli angeli possa in eterno lodarti.
Amen
 
 
1 Padre nostro
1 Ave Maria
1 Gloria al Padre

(Per le preghiere v.
Preghiere quotidiane lato destro del blog)

mercoledì 5 dicembre 2012

La confessione nel periodo di Avvento: tempo di misericordia!

Cari amici,
entrati nel periodo di Avvento sforziamoci di restituire all’esistenza un valore meritevole della nostra elezione a figli di Dio e fratelli in Cristo. Per accrescere o ritrovare una tale dignità, che investe cuore, mente e corpo tra essi mai separati, vi dono un piccolo aiuto per poter affrontare una santa Confessione che disponga il cuore a ricevere Gesù nel giorno del Santo Natale in particolare, e ogni giorno nell’arco della nostra vita perché come ci insegna Cristo: “Vegliate (…), perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Mt 24,42).
 
Come fare l’esame di coscienza per la  celebrazione
del Sacramento della Confessione
Spunti di riflessione: Dal Diario di Santa Faustina Kowalska - N. 1602
“Oggi il Signore mi ha detto: «Figlia,
quando ti accosti alla santa confessione, a questa sorgente della Mia Misericordia, scendono sempre sulla tua anima il Mio Sangue ed Acqua, che uscirono dal Mio Cuore e nobilitano la tua anima.
Ogni volta che vai alla santa confessione immergiti tutta nella Mia Misericordia con grande fiducia, in modo che io possa versare sulla tua anima l’abbondanza delle Mie grazie.
Quando vai alla confessione, sappi che Io stesso ti aspetto in confessionale, Mi copro soltanto dietro il sacerdote, ma sono Io che opero nell’anima. Lì la miseria dell’anima s’incontra col Dio della Misericordia. Dì alle anime che da questa sorgente della Misericordia possono attingere le grazie unicamente col recipiente della fiducia. Se la loro fiducia sarà grande, la Mia generosità non avrà limiti. I rivoli della Mia grazia inondano le anime umili. I superbi sono sempre nell’indigenza e nella miseria, poiché la Mia grazia si allontana da loro e va verso le anime umili»”.
DOMANDE PRELIMINARI:
Da quanto tempo non ti confessi bene? - L’ultima volta hai detto tutti i peccati gravi commessi? - Nelle confessioni passate hai mai nascosto volutamente qualche peccato mortale? - Da quanto tempo non ricevi la comunione? - L’hai ricevuta sempre bene? - Ti sei accostato alla comunione avendo sulla coscienza dei peccati mortali senza esserti prima confessato? - Hai mai profanato l’Eucaristia commettendo un sacrilegio? – Hai mancato di rispetto al SS. Sacramento accostandoti alla comunione senza avere osservato il digiuno prescritto, parlando, ridendo, senza preparazione e senza pensare a Chi stavi per ricevere? - Fai qualche penitenza il venerdì? - Sai vivere con austerità soprattutto nei giorni comandati dalla Chiesa? - Hai mangiato carne nei venerdì di quaresima? - Hai fatto digiuno il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo? - Hai aiutato la Chiesa, sovvenendo alle sue opere (missioni, seminari, sostentamento del clero ecc.)?
 
QUESITI CIRCA I DIECI COMANDAMENTI: 
1° - Non avrai altro Dio fuori di me
Credi in Dio, Padre e Salvatore tuo e di tutti gli uomini? - La tua vita è orientata a Dio? – Lo ami come figlio? - Lo hai messo al primo posto tra i valori della tua vita? - Credi nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo? - Preghi mattina e sera? - Vivi le virtù cristiane della Fede, speranza e carità? - Consideri la Fede come un dono prezioso da coltivare? - Ti impegni a crescere nella Fede? - Sei convinto della tua religione cattolica? - Ricerchi e accetti la volontà di Dio nella tua giornata, soprattutto nei momenti difficili? - Hai messo in pericolo la tua Fede leggendo libri, riviste, articoli contrari alla Fede, a Cristo, alla Chiesa? - Cerchi di conoscere, di approfondire e di farti spiegare le verità della Fede cristiana? - Hai parlato male della religione, del Papa, dei sacerdoti? - Hai allontanato qualcuno dalla pratica religiosa? - Speri nell’amore di Dio oppure ti scoraggi e disperi davanti alle difficoltà della vita, imprecando e ribellandoti? - Sei superstizioso? - Porti addosso amuleti, portafortuna, oggetti scaramantici? - Credi davvero all’oroscopo? - Sei andato da indovini, maghi, chiromanti, fattucchiere? - Hai partecipato a sedute spiritiche?
2° - Non nominare il nome di Dio invano
Hai rispetto e amore per il nome di Dio e della Madonna? - Hai testimoniato con coraggio la tua Fede? - Hai bestemmiato? - Hai fatto affermazioni false o eretiche su Dio, quali per esempio: “Dio non fa le cose giuste”, “Dio è crudele”, “Dio è cattivo”, “Dio si diverte delle sofferenze degli uomini”, “Dio si dimentica dei buoni” ecc.? - Hai raccontato fatti e barzellette blasfeme? - Hai fatto giuramenti falsi o illeciti o senza necessità? – Hai mantenuto i voti e le promesse fatte?
3 °- Ricordati di santificare le feste
Le 24 ore della domenica e dei giorni festivi costituiscono “il giorno del Signore”: le hai rese sante con la preghiera, compiendo opere buone, coltivando i valori sacri della vita (famiglia, amicizia, cultura, natura, solidarietà, pace ecc.)? - Ti sei liberato dalla fatica del lavoro, godendo della libertà del figlio di Dio? - Hai lavorato pur potendo farne a meno? - Hai partecipato alla Messa, vivendo un’ora assieme agli altri credenti? - Alla Messa ti sei distratto, hai chiacchierato, hai disturbato gli altri? - Hai dedicato gratuitamente agli altri (al di fuori della tua parentela) un po’ del tuo tempo, delle tue capacità? - Hai fatto del volontariato?
4° - Onora il padre e la madre
Hai amato, rispettato, ubbidito, aiutato i genitori secondo le tue possibilità? - Sei stato gentile e disponibile in famiglia? - In casa collabori e condividi la vita con i tuoi? – Crei serenità, comunione, conversazione con gli altri o li fai vivere nella solitudine e nel silenzio? - Ti impegni per l’educazione dei figli? - Vegli sulle loro amicizie, giochi, divertimenti, letture? - Ti senti responsabile della scuola che frequentano? - Dai loro l’esempio di una vera vita cristiana? - Preghi insieme con loro in famiglia? - Rispetti gli anziani, le donne, i bambini; i superiori, le autorità? - Ubbidisci con lealtà alle leggi dello Stato? -Compi i tuoi doveri di buon cittadino? - Capisci il valore del partecipare alle votazioni pubbliche? - Hai votato secondo coscienza, in coerenza con i tuoi principi cristiani? - Hai mai venduto il tuo voto per interessi privati? - Sei iscritto ad associazioni che hanno finalità immorali?
5° - Non uccidere
Consideri la tua vita come un dono di Dio, del quale tu non sei padrone assoluto, ma amministratore? - La rispetti con la moderazione nel cibo, nelle bevande, nel fumo? – Ti concedi il giusto riposo? - Fuggi l’alcolismo, la droga? - Hai spacciato droga? – Sei prudente nel guidare l’automobile? - Hai messo mai in pericolo la tua vita o quella degli altri? - Hai curato opportunamente la salute tua e dei tuoi cari? - Ti sforzi di amare gli altri come te stesso, e soprattutto come Dio li ama? - Hai fatto agli altri ciò che vuoi che venga fatto a te? - Sei accogliente e solidale, soprattutto con chi ha meno di te? - Sei invidioso? - Coltivi sentimenti di odio, rancore, vendetta? - Hai litigato? - Rispetti e aiuti chi è più debole nella società: malati, portatori di handicap, anziani, bambini, poveri? - Sei razzista? - Hai perdonato le offese ricevute? - Hai fatto, procurato, consigliato l’aborto, uno dei peccati più gravi al cospetto di Dio e della Chiesa? - Hai ucciso qualcuno? - Hai mai usato violenza? - Hai inflitto percosse, hai procurato ferite o malattie a qualcuno? - Possiedi, conservi, usi armi pericolose e offensive? - Sei stato crudele con gli animali? – Hai imprecato o augurato del male ad altri? - Hai dato scandalo con il tuo modo di vestire, di agire, di parlare? - Sei stato occasione di peccato per qualcuno?
6° - Non commettere atti impuri
Sul corpo, sull’amore, sulla sessualità, sulla castità hai una concezione cristiana? – Hai conservato puro e casto il tuo corpo? - Hai commesso atti disonesti, osceni, immorali? – Ti sei abbandonato alla lussuria, all’autoerotismo, a perversioni sessuali, all’omosessualità? - Hai frequentato orge? - Hai avuto delle “avventure”? - Hai sedotto o disonorato qualche persona innocente? - Eviti le occasioni e le compagnie cattive o pericolose? – Hai conservato la tua fedeltà alla fidanzata o al fidanzato? - Hai rapporti prematrimoniali? – Nel matrimonio hai il senso cristiano del sacramento ricevuto? - Ami, rispetti, aiuti con generosità il tuo coniuge? - La tua vita sessuale è sempre espressione d’amore, di donazione totale e feconda? - Hai commesso adulterio? - Hai usato male o abusato del matrimonio non osservando la legge di Dio e l’insegnamento della Chiesa? - Hai praticato in qualche modo la contraccezione? - Leggi o guardi giornali, riviste, libri, spettacoli osceni? - Segui e gusti racconti, film, romanzi pornografici? - Contribuisci allo sviluppo e alla diffusione della pornografia comprando materiale osceno? - In casa tieni statue oscene, o poster e immagini pornografiche? - Pensi o parli della donna (o dell’uomo) come se fosse solo oggetto di piacere? - Aiuti, incoraggi la fedeltà di altre coppie?
7° - Non rubare
Sei convinto della parola del Vangelo che “è impossibile per chi è attaccato al danaro entrare nel Regno di Dio”? - Sai che l’avarizia, per la Bibbia, è “idolatria”, cioè adorazione del danaro al posto di Dio? - Sei usuraio? - Hai prestato soldi con eccessivo interesse, rovinando persone bisognose già in difficoltà? - Sei onesto nel lavoro, nella professione, in ufficio, nel commercio? - Quello che possiedi l’hai guadagnato onestamente? - Ti sei appropriato di beni della comunità o di altri? - Credi di lavorare lealmente in modo da meritare lo stipendio mensile? - Hai perso tempo sul lavoro? - Ti sei assentato dal lavoro senza vera necessità? - Hai preteso regalie, bustarelle, favori non dovuti? - Hai chiesto raccomandazioni per ottenere vantaggi e privilegi? - Sei convinto che la disonestà degli altri non giustifica mai la tua? - Oltre ai tuoi diritti hai pensato anche ai tuoi doveri? - Rispetti i diritti degli altri? - Nelle rivendicazioni, anche giuste, tieni conto anche del bene comune? - Hai fatto scioperi ingiusti? - Tu, datore di lavoro, paghi il giusto stipendio ai dipendenti? - Frodi lo Stato? - Paghi con giustizia le tasse? - Rispetti quanto appartiene alla società: strade, mezzi di trasporto, luoghi ed edifici pubblici? - Hai procurato danni all’ambiente, a monumenti, a proprietà pubbliche o private, sporcando e imbrattando? - Hai riparato o risarcito i danni fatti? - Hai restituito il danaro o altre cose avute in prestito? - Ti vendi per ottenere favori o vantaggi? - Hai frodato le compagnie di assicurazione dichiarando danni falsi e facendoti pagare ingiustamente? - Ti sei sempre assunto le tue responsabilità? - Hai praticato giochi d’azzardo? - Sei dedito al gioco, danneggiando la famiglia? - Hai falsificato assegni? - Hai spacciato coscientemente danaro falso? – Hai acquistato merce dichiaratamente rubata?
8° - Non dire falsa testimonianza
Sei falso, sleale, ingannevole? - Con le tue parole inganni il prossimo? - Hai detto bugie, menzogne? - Hai proferito giudizi avventati? - Hai accusato ingiustamente il tuo prossimo? - Parli male degli altri? - Fai pettegolezzi? - Hai giurato il falso? - Testimoniando hai fatto deposizioni false? - Col tuo esempio hai insegnato a mentire ai tuoi figli, agli altri? - Con un silenzio colpevole hai coperto fatti delittuosi (= omertà)? - Hai calunniato? - Hai diffamato qualcuno mormorando? - Hai riparato a eventuali diffamazioni o calunnie?
9° - Non desiderare la donna (o uomo) d’altri
Hai custodito la modestia e il pudore nella tua vita e nei tuoi pensieri? - Hai una mente “pulita”? - Hai guardato donne (o uomini) con concupiscenza? - Ti sei compiaciuto volontariamente di pensieri o desideri impuri? - Cerchi con una moda sconveniente o con il modo di comportarti di suscitare in altri desideri, turbamenti, eccitamenti cattivi? – Capisci che ciò è una violenza morale e uno scandalo?
10° - Non desiderare la roba d’altri
Ti lamenti sempre di quello che hai, dicendo “Beati loro...!”? - Ami il lusso e lo sfarzo? - Disprezzi il valore evangelico della povertà? - Sei invidioso dei beni e delle cose altrui? - Auguri del male e godi del male degli altri? - Come vivi quello che Cristo ha insegnato: “ Beati i poveri in spirito”?
IL RITO DELLA CONFESSIONE
La Confessione acquista significato e autenticità innanzi a Dio Padre, e dunque è in grado di offrirci la misericordia che da essa discende come lavacro purificatore e di cancellare i nostri peccati, a condizione che vi sia stato:
a. un momento di preghiera indirizzata allo Spirito Santo => perché illumini le nostre menti per riportare all’intelligenza ogni mancanza, volontaria e non, da ammettere in spirito di verità, al confessore.
PREGHIERA DI PREPARAZIONE
Spirito Santo Dio, Unico Amore,
tu che sei unito sin da principio con
L’Amante, Dio Padre e L’Amore, Dio Figlio,
scendi su di me con la tua potenza, la tua forza, il tuo amore
perché illuminando cuore e mente
possa ben confessare il miei peccati cosicché,
liberato, consolato e guarito, torni nel novero dei tuoi figli
e prosegua il mio cammino incontro al Padre
per cercare la sua gloria, il bene delle anime e la mia santificazione.
Amen!
3 Gloria
b. un attento esame di coscienza => questo ci permetterà, con la luce ricevuta nella preghiera, di analizzare profondamente tutta la nostra persona in: pensieri, parole, opere ed omissione;
 
c. un sincero pentimento dei peccati => esso rappresenta il dolore che il Signore permette ch’ogni penitente “ascolti” nel suo intimo, affinché, giustamente addolorato ed amareggiato per le offese arrecate a Colui che non ha esitato un istante a stendere le sue braccia per la nostra salvezza sul Santo Patibolo della Croce, cerchi con tutto se stesso il ravvedimento operoso nella sua vita. Solo così, ritornando nella grazia di Dio e nel suo consolante amore, riprenderà ad amare il prossimo, primaria e principale manifestazione di Cristo stesso;   
 
d. il proposito fermo di non offendere più il Signore e di fuggire le occasioni prossime di peccato => benché proposito non indichi certezza, giacché essa appartiene ad uno stadio di perfezione divina, non riguardante la natura umana, almeno nella dimensione terrena, tuttavia, questo elemento rappresenta l’impegno concreto del sacramento riconciliativo, delineato dallo sforzo, talvolta eroico e coraggioso (come perdonare coloro che uccidono, depredano, violentano, riducono in schiavitù) di eliminare, dal cuore e dalla mente, qualunque affetto ad ogni tipo di mancanza, anche e soprattutto quella che deriva da torti subiti (odio, vendetta, rancore,) o dalla concupiscenza della carne (sguardi, atti-atteggiamenti, e parole impure, oscene e/o provocatrici);   
 
e. l’umile confessione => il riconoscimento, consistente nell’affermare, con le proprie labbra, il male commesso è un aspetto fondamentale: sia per la validità del sacramento in sé, sia per l’instaurazione di un rapporto personale tra l’anima penitente e Cristo, Il Quale non desidera altro che spandere la sua misericordia su coloro che la desiderano con sincerità (tranne in casi eccezionali, che confermano la regola, come: stato vegetativo, sordomutismo, coma e in tutte le circostanze nelle quali è compromesso l’atto  volitivo-dichiarativo). D’altra parte: qual è il senso della sua morte e risurrezione, se non la redenzione attraverso il ministero della confessione?
f. il compimento della penitenza stabilita dal confessore => un’offesa ha in se un duplice aspetto riparatorio da soddisfare:
 
=>  spirituale => il sincero dolore per il male commesso suscita il proposito di non voler commettere più quel colpa e ciò provoca l’ulteriore atto vocale d’ammissione al confessore. Ciò ripara nel cuore di Dio il torto commesso, ad una maniera trascendentale, cioè spirituale, indispensabile, ma imperfetta. È necessario, infatti, il secondo atto riparatorio, cioè la soddisfazione della penitenza stabilita dal confessore a seconda dei casi;
=> in concreto, questo secondo atto riparatorio, può essere a sua volta:
a.    orale => attraverso una o una serie di preghiere che dimostrino a Dio, quantomeno, il voler donare qualcosa che possa ricompensare ciò che si è sottratto con la commissione di un peccato. Difatti, come l’amore donato accresce la grazia di Dio, per sé stessi e per coloro che lo ricevono, il peccato rappresenta sempre un atto sottrattivo nei riguardi di Dio e del prossimo. Dunque, il debito va ripristinato con ciò che possa riempire il vuoto procurato. Uno degli strumenti è la preghiera;
b.    fattuale => cercando, per quanto è possibile di ripristinare la situazione danneggiata a causa di una specifica e deplorevole azione. Es.: se Tizio rubasse 100 a Caio, l’umile confessione basterebbe? Nel senso espiatorio formale, certo! Gesù ha ridonato la grazia battesimale e la riconciliazione con la Santa Madre Chiesa. Sostanzialmente, nondimeno, è necessario chiedere perdono a Caio e restituirgli ciò che gli è stato sottratto, cioè il valore di 100 (se non fosse possibile, mettendo in atto azioni che fossero sostitutive del valore di 100, dunque, compensative, salvo dispensa dal danneggiato medesimo).
Quest’aspetto ci rende consapevoli che la misericordia ricevuta da Dio è al tempo stesso giustizia, equità. Il purgatorio consiste, per l’appunto, in questo: soddisfare la giustizia divina dallo squilibrio apportato dai peccati, quanto alle pene non soddisfatte con le riparazioni terrene. La colpa, precisamente, è espiata con la confessione; per la pena v’è la necessità di un atto riparatorio che soddisfi quanto si è illecitamente depredato. Poteva Dio Padre redimerci senza Croce? In termini d’onnipotenza, assolutamente si! Per quale motivo ha scelto una “tramite”, un mezzo tanto cruento? La ragione è: la soddisfazione. L’uomo con il peccato ha lacerato il suo rapporto con Dio, procurando uno strappo infinito nella dinamica relazionale con il suo Creatore! Cosa impone ciò che toglie, distruggendo? Che venga riempito quel vuoto, per ricompensare l’equilibrio e riportare stabilità! Cosa può riparare ciò che è Infinito se non un mezzo altrettanto Infinito: Gesù Cristo l’Unigenito del Padre, vero Uomo e vero Dio? Ecco la ragione della necessità di ancorare la confessione alla soddisfazione. Ciò che fece Cristo spetta a noi farlo ogni volta che commettiamo il male, con l’immensa differenza che servendoci del suo immenso Sacrificio sulla Croce offerto a tutti, con la nostra riparazione usufruiamo della Sua soddisfazione offerta al Padre per redimere noi stessi dal peccato, e con il nostro atto riparatorio ripristiniamo per noi stessi e coloro che hanno subito il torto l’equilibrio della giustizia divina. In realtà, essa, non è soddisfacibile dall’uomo con le sue azioni, benché riparatorie, giacché per quanto l’intenzione di sanare il male commesso sia sincera ed onesta è, e resterà imperfetta perché viziata da: giudizi, senso di immotivata persecuzione da parte di Dio e del prossimo, mancanza di totale volontà espiante (connaturata alla creaturalità), rabbia ed ogni pur minima inesattezza compresente nell’atto espiatorio. Ecco che, in proposito, ci viene in soccorso La Mediatrice di tutte le Grazie: Maria Santissima, Madre della Misericordia e Signora della Corredenzione. Ella con la sua intercessione potente, come fece cambiare l’acqua in vino alle nozze di Cana (Gv 2, 1-12), ci assicura che le rette intenzioni riparatrici, quantunque imperfette, diventino perfette e gradite a Dio attraverso il Suo Cuore Immacolato, il quale come indulgente filtro d’amore purificherà ogni nostro proposito. Esemplificando, quanto sino a qui si è detto rispetto al Purgatorio, si pensi ad un peccatore ostinato che pentitosi in punto di morte eviti la perdizione. Come dare soddisfazione a tutto il male commesso se il termine della vita glielo ha oggettivamente impedito? Ecco che la bontà di Dio c’è venuta incontro con il Purgatorio, uno stato dell’anima in cui la salvezza è stata concessa, ma è predisposto un periodo di lontananza da Dio affinché il dolore che ciò reca all’anima purgante, ripari il male commesso e non riparato, benché dello stesso ci si sia pentiti. Esattamente: in cosa consistite tale pena? Nella consapevolezza dell’ anima, ormai redenta e salvata, della straordinaria, infinita, inenarrabile, indescrivibile, ineffabile, sublime ed eccelsa bellezza, bontà, dolcezza e carità che è Iddio, Uno e Trino, e di quale stato di pace, gioia, serenità, e completezza l’anima è privata per un certo tempo che solo il Padre Eterno conosce. Pertanto, la temporaneità è un’altra condizione del purgatorio. Per questi motivi, ricchi di significato, non bisogna mai tralasciare la penitenza finale, ritenendola inutile, superficiale o rimandabile. Si sappia, a tal punto, che il sacramento della Confessione è ricevuto in maniera incompleta laddove non si osservasse la penitenza prescritta dal confessore che è, in ultima, ma non di importanza, analisi, Cristo Stesso!
I TEMPI DELLA CONFESSIONE
1. Il sacerdote ti accoglie invitandoti a fare il segno della croce:
S.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
P.: Amen.
2. Il sacerdote ti esorta ad esporre con retta coscienza i tuoi peccati confidando nell’infinita misericordia di Dio:
S.: Il Signore che illumina con la fede i nostri cuori, ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia.
P.: Amen.
3. Incominci la tua confessione dicendo da quanto tempo non ti confessi e esponendo con semplicità, chiarezza, umiltà e brevità tutti i peccati mortali dall’ultima confessione e almeno alcuni peccati veniali.
4. Il sacerdote ti può rivolgere alcune domande e darti dei consigli adatti. Anche tu puoi chiedere dei suggerimenti per il tuo cammino spirituale o spiegazioni su alcune problematiche che non ti sono chiare.
5. Il Sacerdote ti esorta a recitare una preghiera che esprima il tuo pentimento. Potrai recitare una di queste preghiere:
Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più  e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
oppure
O Gesù di amore acceso non ti avessi mai offeso, o mio caro e buon Gesù con la tua santa grazia non ti voglio offendere più, né mai più disgustarti, perché ti ama sopra ogni cosa.  Gesù mio, misericordia.
6. Il Sacerdote, dopo averti proposto la penitenza, ti dà l’assoluzione con queste parole:
S.: Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati Nel nome del Padre e del Figlio E dello Spirito Santo.
P.: Amen
Che Iddio, Padre di bontà e d'amore, lento all'ira e grande nella misericordIa, susciti in voi il proposito fermo d'una vivificante e santa confessione, vi doni pace, vi preservi da ogni male e vi conduca alla vita eterna. Amen!

giovedì 29 novembre 2012

Dalle «Omelie» attribuite a San Macario, vescovo.

L'anima che non è dimora di Cristo è infelice
 
Una volta Dio, adirato contro i Giudei, diede Gerusalemme in balia dei loro nemici. Così caddero proprio sotto il dominio di coloro che essi odiavano e si trovarono nell'impossibilità di celebrare i giorni festivi e di offrire sacrifici. Nello stesso modo, Dio, adirato contro un'anima che trasgredisce i suoi precetti, la consegna ai suoi nemici, i quali, dopo averla indotta a fare il male, la devastano completamente. Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione è l'anima che rimane priva del suo Signore. Prima tutta luminosa della sua presenza e del giubilo degli angeli, poi si immerge nelle tenebre del peccato, di sentimenti iniqui e di ogni cattiveria.
Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d'uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell'anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità! Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà in rovina.
Guai all'anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina.
Guai all'anima priva di Cristo, l'unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito! Infatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasa da spine e da rovi e, invece di produrre frutti, finirà nel fuoco. Guai a quell'anima che non avrà Cristo in sé! Lasciata sola, comincerà ad essere terreno fertile di inclinazioni malsane e finirà per diventare una sentina di vizi.
Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l'abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l'umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro, dissodò l'anima arida e incolta, ne strappò via le spine e i rovi degli spiriti malvagi, divelse il loglio del male e gettò al fuoco tutta la paglia dei peccati. La lavorò così col legno della croce e piantò in lei il giardino amenissimo dello Spirito. Esso produce ogni genere di frutti soavi e squisiti per Dio, che ne è il padrone.

sabato 24 novembre 2012

25 novembre: Festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo.

 

Nell'ultima domenica del Tempo Ordinario, per esattezza la 34a, la Chiesa ci invita a celebrare la Solennità di Cristo Re dell'universo.
Una festa del genere porterebbe chiunque a ritenere necessaria una liturgia, quella della Parola, improntata alla lettura di brani che esaltino la grandezza, la radiosità, l'onnipotenza di Cristo Signore, dato che lo chiamiamo Re dell'universo. Tuttavia, e ciò non sembri strano, accade esattamente l'opposto: Gesù Maestro eterno ha vinto la morte con la Croce!
In ragione di ciò la Parola di Dio, che ci viene donata, porta i fedeli nel mistero della sofferenza e dell'amore di Cristo, soprattutto invitandoci a meditare il momento della sua condanna a morte e al suo incontro con Pilato.
Il racconto, tratto dal Vangelo di San Giovanni (Gv 18,33b-37), ci presenta il Signore che, uniformandosi a quanto aveva insegnato ai suoi discepoli (si legga: Mt 10,38; Mt 16,24; Mc 8,34; Lc 9,23; Lc 14,27) rispetto alla sua missione, annunzia essere La Verità. Innanzi a Pilato che lo interroga il Rabbi risponderà: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18,37). Altrove, aveva detto: “Io sono la via, la verità e la vita». «Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. (Gv 14, 6.15,5). Questa verità che non solo viene annunziata, ma si incarna in Cristo stesso, dunque è Egli stesso La Suprema Verità, ha una connotazione, una caratteristica: significa servizio. Chi è per Cristo, con Cristo ed in Cristo, è nella Verità e come tale è servo dei servi. Per questo la regalità di Gesù si dimostra sulla Croce, massima espressione di servizio, di amorevole donazione disinteressata, facendoci comprendere che: “Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti” (Mc 9,35), giacché “Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,13-15).
 
L’analisi di questa dimensione donativa, che implica La Verità, sia come punto di partenza (Gesù Cristo è il perno d’ogni progettualità) sia nei contenuti (rispetto alle singole azione che compiamo) ci fa comprendere che il Regno di Dio, come dice San Polo nella lettera ai Romani non è questione di “…cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi si fa servitore di Cristo in queste cose è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. Cerchiamo dunque ciò che porta alla pace e alla edificazione vicendevole” (Rm 14,17-19). Ciò equivale a dire che l’offerta, il servizio, il sacrificio, sono i tratti distintivi della magnificenza divina del Signore e, all’opposto, non né rappresentano in alcun modo la sua dimensione: il potere, la menzogna, l’odio, l’egoismo e la cattiveria, tutti difetti radicati nel peggiore dei vizi, la superbia. Scriverà ancora San Paolo Apostolo: “…queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3,7-11).  
In definitiva nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo è venuto ad inaugurare sulla terra il potere della carità. È questa solo l’unica forza a cui dobbiamo tutti aspirare e di possedere nelle forme più alte e virtuose. Essa, la carità, avrà la sua pienezza nell'eternità e nell’oggi essa è ciò che da senso ad ogni nostra aspirazione, azione, parola, sentimento, affinché tutto torni sempre per la maggiore gloria di Dio, per il bene della anime e la nostra santificazione. Ancora San Paolo ci insegna al riguardo della carità: Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, on manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!
” (1Cor 13, 1-13).
 
ATTO DI CONSACRAZIONE DEL GENERE UMANO A NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO.
O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguarda a noi umilmente prostrati innanzi a te. Noi siamo tuoi, e tuoi vogliamo essere; e per vivere a te più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi spontaneamente si consacra al tuo sacratissimo Cuore.
«Molti, purtroppo, non ti conobbero mai; molti, disprezzando i tuoi comanda­menti, ti ripudiarono. O benignissimo Ge­sù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo sacratissi­mo Cuore.
«O Signore, sii il Re non solo dei fe­deli, che non si allontanarono mai da te, ma anche di quei figli prodighi che ti abbandonarono; fa' che questi, quanto pri­ma, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Sii il Re di coloro, che vivono nell'inganno e nell'er­rore, o per discordia da te separati: ri­chiamali al porto della verità, all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
«Largisci, o Signore, incolumità e liber­tà sicura alla tua Chiesa, concedi a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine: fa' che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce: Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Amen ».
(Indulgenza plenaria, se si recita pub­blicamente nella solennità di Cristo Re; parziale, invece, se si recita privatamente
ATTO DI RIPARAZIONE
(da pregare dopo la consacrazione)
Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi, prostrati innanzi a te, intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l'amatissimo tuo Cuore.
Memori però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità, e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salute, ricusano di seguire te come pastore e guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.
E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l'immodestia e le brutture della vita e dell'abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro te e i tuoi santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l'ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi onde è profanato lo stesso sacramento dell'amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da te fondata. Potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti!
Intanto come riparazione dell'onore divino noi ti presentiamo, accompagnandola con le espiazioni della Vergine tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie, quella soddisfazione che tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari, promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l'aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l'indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l'innocenza della vita, l'osservanza perfetta della legge evangelica, specialmente della carità, e di impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di te, e di attrarre quanti più potremo alla tua sequela.
Accogli, te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per l'intercessione della beata Vergine Maria riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua obbedienza e nel tuo servizio fino alla morte con il gran dono della perseveranza, mediante il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli. Amen!




lunedì 19 novembre 2012

Chi è per te Colui che chiamano Gesù Cristo?



Il titolo di questo post impone che io, per primo, descriva a voi tutti, che partecipate a queste “discussioni” virtuali, cosa sia Gesù Cristo nella mia vita.

Dunque, l’esperienza maturata attraverso le vicende della mia esistenza hanno dato impulso al perché intitolassi questo blog:  “Via, Verità e Vita”. Di conseguenza, l’intestazione non è affatto un caso, ma l’esatta rappresentazione di ciò che per me esprime quel Gesù di Nazareth che noi, credenti, chiamiamo Cristo che significa “Unto”.

In ragione di ciò, il vivere stesso trova in Cristo la Via che desidero percorrere quotidianamente, con le sue difficoltà, cadute, paure ed angosce, come con le sue gioie e speranza, sicuro che se anche smarrissi per un istante la meta, la luce della fede mi riporterebbe nella Via Mastra. D’altronde la fede non è certezze nella meta, ma è certezza in Colui che ci guida alla meta. Il necessario? Dare tutto: cuore, mente e anima a Gesù, che non è solo Via, ma Meta della via stessa; per cui incamminatici “…decisamente…” (Lc 9, 51-56) nella Via siamo automaticamente nella Meta. 

Oltre ad essere Via, Gesù è anche la mia Verità dato che, quando agisco, il riferimento, il parametro di valutazione è, e può essere solo Lui, ed innanzi agli interrogativi pressanti, talvolta drammatici del quotidiano vivere, so di comportarmi o di essermi comportato come La Via-Meta mi ha insegnato (per tanto non è una costrizione il mio agito, ma è frutto di un insegnamento meditato e poi compreso) ciò che deriverà da quella tale situazione, qualunque ne sia il risultato, come dice il salmo 131: “…sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio ad  (una, n.d.r.) madre”.

Infine, è la mia Vita dato che, semplicemente, senza il Signore Gesù sarei vivo soltanto biologicamente, ma morto spiritualmente, e dato che lo “…spirito è vita…” (Gv 6, 63) quando quest’ultimo si inaridisce possiamo possedere il mondo intero, ma nulla potrebbe soddisfare nulla… appieno!


È per questa ragione che Gesù ci insegna: «Io sono la via, la verità e la vita». «Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». (Gv 14, 6. 15,5).

Il non potete far nulla, non sta ad indicare la nostra incapacità nel raggiungere qualsivoglia tipo di obiettivo, ma bensì a sottolineare che essi, senza Il Pilastro fondativo, Gesù Cristo nostro Signore, restano sterili e privi di significato donante, giacché anche se caratterizzati da una notevole inclinazione verso il prossimo, la natura umana rimarrà sempre propensa a trovare in sé le ragioni d’ogni successo, al contrario, attribuendo ogni fallimento al silenzio, alla lontananza o, peggio, all’inesistenza di Dio Padre. Esemplificando, un medico, che di per se svolge un’attività di cura verso chi soffre, può essere preparato ed appassionato, ma se ciò poggiasse unicamente ad un livello tutto umano, con il tempo la cura nei riguardi di chi versa nella malattia diverrebbe una cinica routine, che potrebbe genererà incapacità nel provare compassione e profondare accoglienza verso i più deboli, divenendo il tutto puro formalismo quotidiano. Perché accade o può verificarsi un tale senso di disinteresse verso il dolore altrui facendo prevale la cinicità professionale? Uno dei motivi, a mio avviso (e ciò può riguardare qualunque professione, mestiere o arte, come anche chi svolge il ministero sacerdotale) risiede nel fatto che la scelta di curare chi soffre non può reggersi solo su di un aspetto relativo all’inclinazione personale verso quell’specifica attività, né tantomeno su fattori economici, ma dovrebbe trovare la base in una vocazione, ovverosia in una chiamata a quel lavoro, affinché la dedizione, frutto di meditazione in Colui che sa bene cosa siamo in gradi di donare agli altri, per il loro bene e la Sua gloria, sia totale e nei momenti di stanchezza ancor più offerta come Cristo fece della sua Croce. La vocazione, infatti, che solitamente connota un ambito strettamente sacerdotale, tecnicamente, significa chiamata, ed essa non è solo quella alla consacrazione, ma anche ad individuare, come detto poco sopra, alla luce del Signore Gesù e quindi della preghiera, quale sia l’esatta strada da intraprendere.

In conclusione Cristo è per ciò stesso, Colui che da senso, significato e valore ad ogni singolo atto della mia vita… E per voi?

giovedì 8 novembre 2012

5' minuti con Gesù Cristo

 
IL BARBIERE E DIO

Un tizio si reca da un barbiere per farsi tagliare i capelli e radere la barba.
Appena il barbiere comincia a lavorare, iniziano ad avere una buona conversazione.
Parlano di tante cose e di vari argomenti.
Quando alla fine toccano l'argomento Dio, il barbiere dice:
"Io non credo che Dio esista...!"
Perché dice questo? Chiede il cliente.
Beh, basta uscire per strada per rendersi conto che Dio non esiste.
Mi dica, se Dio esistesse, ci sarebbero così tante persone malate?
Ci sarebbero bambini abbandonati?
Se Dio esistesse, non ci sarebbero più sofferenza né dolore.
Io non posso immaginare che un Dio amorevole permetta tutte queste cose.
Il cliente pensa per un momento, ma non replica perché non vuole iniziare una discussione.
Il barbiere finisce il suo lavoro ed il cliente lascia il negozio.
Appena dopo aver lasciato il negozio del barbiere, vede un uomo in strada con dei capelli lunghi, annodati e sporchi e con la barba tutta sfatta.
Sembrava sporco e trasandato. Il cliente torna indietro ed entra di nuovo nel negozio del barbiere e gli dice:La sa una cosa? I barbieri non esistono.
Come può dire ciò? chiede il barbiere sorpreso.
Io sono qui e sono un barbiere. Ed ho appena lavorato su di lei...!
No! esclama il cliente. I barbieri non esistono perché se esistessero non ci sarebbero persone con lunghi capelli sporchi e barbe sfatte come quell'uomo là fuori.
Ma i barbieri ESISTONO! - reclamo' il barbiere - Questo è ciò che succede quando la gente non viene da me...
Esattamente! afferma il cliente. Questo è proprio il punto! Anche Dio ESISTE!
Questo è ciò che succede quando la gente non va da Lui e cerca il Suo aiuto
Questo è il motivo per cui c'è tanto dolore e sofferenza nel mondo...

mercoledì 31 ottobre 2012

Festa di Tutti i Santi



Il primo novembre la Santa Madre Chiesa ci da l'opportunità di festeggiare Tutti i Santi. Ma chi sono i Santi? La santità non denota unicamente eventi straordinari come guarigioni, bilocazioni, stimmate e così via, ma al contrario essa indica la capacità di uomini e donne d'ogni tempi di trasformare, alla luce dello Spirito Santo, l'ordinario, al vita di tutti i giorni, in una straordinaria dimostrazione d'amore nei riguardi di Dio Padre, sino, in alcuni casi, all'effusione del proprio sangue (i c.d. Santi Martiri). Dunque, oggi celebriamo la santità di tutte quelle persone che hanno accolto la grazia di Cristo e l'hanno trasformata in opere di bene e in testimonianza concreta di fedeltà a Dio stesso. E' una schiera che nessuno può contare; i loro nomi non sono scritti nei calendari degli uomini, ma nel libro della vita. Sono così diventati i nostro modelli e i nostri intercessori presso il Trono dell'Onnipotente, dove cantano la sua gloria. Se ci fermassimo a considerare i doni straordinari di cui molti furono dotati, o le imprese singolari di cui furono protagonisti, non potremmo fare altro che sentirci inadeguati e molto lontani dalla via della santità o almeno da quella che ci sembra essere l'unica via e, di conseguenza, concluderemmo che la santità stessa sia al di là della nostra portata. La Chiesa, al contrario, ci ricorda che la santità è la vocazione fondante di ogni uomo a motivo della santità stessa di Dio, che in ognuno ha impresso come sigillo la sua immagine e, nella pienezza dei tempi, ha inviato come Maestro, Redentore e Modello il Figlio.
Il segreto della santità? Somigliare a Cristo Gesù nella propria quotidianità, nella fiducia piena in Dio Padre, nell'offerta gratuita di sé stessi. Solo la fiducia in Dio e il dono si sé stessi trasformano il pianto in gioia, la fame di giustizia in sazietà e la morte in risurrezione.

Come era solito il Beato Giustino Maria Russolillo salutare le persone diciamo: "Fatti santo davvero che tutto il resto è zero".

Auguri di cuore a tutti!

martedì 23 ottobre 2012

Sull’affetto al peccato

 
Nell’affetto al peccato c’è l’assenza di Dio giacché esso è, per sua propria natura, instillatore di progressiva morte spirituale della quale, il più delle volte, non ci si rende conto.
L’affetto è un sentimento agente molto silenzioso che inizia come tendenza indirizzata verso un’ aspirazione, un piacere, un desiderio, un sogno o ideale ed in seguito, se positivo, si tramuta in azione santificatrice. All’inverso, quando l’affetto è negativo, ovvero indirizzato verso pulsioni degenerative, anche solo potenzialmente, produce e conduce, poco a poco, goccia dopo goccia alla morte dell’anima e alla sua caduta all’inferno. Il motivo risiede nel fatto che l’attaccamento residuale allo stato di peccato pregresso, innestato nella nuova vita di fede, frutto di conversione, genera lo stesso effetto del fungo attaccato alla buona pianta: se non è estirpato alla radice e subitaneamente, assorbe tutta la linfa vitale. Infatti, l’affetto al peccato, sia esso veniale ed ancor più a quello mortale, è germe di consensi carnali ed atti illeciti. Si badi che nella carne v’è innestata anche la mente e dunque qui non si parla solo di impulsi istintuali, ma anche di psiche e delle cattive cognizioni. È possibile, difatti, mal-pensare e ben-pensare ed il discrimine non è certo la conoscenza acquisita. Essa potrà essere al più un elemento su cui poggia il cuore, che se reso spirituale per mezzo della preghiera e le opere di penitenza che la Chiesa ci indica, fa del corpo un succube delle istanze dell'anima, generando per essa salute e conforto.
Dirà, al rigurdo, San Maccario il Giovane: “Lasciatemi (…), ch’io tormenti colui che mi tormenta".

martedì 2 ottobre 2012

I Santi Angeli Custodi

Di Antonio Borrelli
 
Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l'incarico di proteggere i patriarchi, i suoi servi e tutto il popolo eletto. Pietro in carcere viene liberato dal suo Angelo. Gesù a difesa dei piccoli dice che i loro Angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei Cieli.

Figure celesti presenti nell'universo religioso e culturale della Bibbia e quasi sempre rappresentati come esseri alati (in quanto forza mediatrice tra Dio e la Terra), gli Angeli trovano l'origine del proprio nome nel vocabolo greco anghelos =messaggero. Non a caso, nel linguaggio biblico, il termine indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione.

Ed è proprio con questo significato che la parola ricorre circa 175 volte nel Nuovo Testamento e 300 nell'Antico Testamento, che ne individua anche la funzione di milizia celeste, suddivisa in 9 gerarchie: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli.

Oggi il tema degli Angeli, quasi scomparso dai sermoni liturgici, riecheggia stranamente nei pulpiti dei media in versione new age, nei film e addirittura negli spot pubblicitari, che hanno voluto recepirne esclusivamente l'aspetto estetico e formale.

Martirologio Romano: Memoria dei Santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.


La memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre, data fissata da Papa Clemente X (1670-1676).

Ma chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano? Prima di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di Fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70).

Tutto ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta ‘angelologia’; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti, riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà, compiti, elevazione e caduta. Come si vede la materia è così vasta e profonda, che è impossibile in questa scheda succinta, poter esporre esaurientemente l’argomento, ci limiteremo a dare qualche cenno essenziale.

Esistenza e creazione

La creazione degli Angeli è affermata implicitamente almeno in un passo del Vecchio Testamento, dove al Salmo 148 (Lode cosmica), essi sono invitati con le altre creature del Cielo e della terra a benedire il Signore: “Lodate il Signore dai Cieli, lodatelo nell’alto dei Cieli. Lodatelo, voi tutti suoi Angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore, perché al suo comando ogni cosa è stata creata”.

Nel nuovo Testamento (Col 1,16) si dice: “Per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose nei Cieli e sulla terra”. Quindi anche gli Angeli sono stati creati e se pure la tradizione è incerta sul tempo e nell’ordine di questa creazione, essa è ritenuta dai Padri indubitabile; certamente prima dell’uomo, perché alla cacciata dal Paradiso terrestre di Adamo ed Eva, era presente un Angelo, posto poi a guardia dell’Eden, per impedirne il ritorno dei nostri progenitori.

Spiritualità

La spiritualità degli Angeli, è stata oggetto di considerazioni teologiche fra i più grandi Padri della Chiesa; S. Giustino e S. Ambrogio attribuivano agli Angeli un corpo, non come il nostro, ma luminoso, imponderabile, sottile; S. Basilio e S. Agostino furono esitanti e si espressero non chiaramente; S. Giovanni Crisostomo, S. Gerolamo, S. Gregorio Magno, asserirono invece l’assoluta spiritualità; il già citato Concilio Lateranense IV, quindi il Magistero della Chiesa, affermò che gli Angeli sono spirito senza corpo.

L’angelo per la sua semplicità e spiritualità è immortale e immutabile, privo di quantità non può essere localmente presente nello spazio, però si rende visibile in un luogo per esplicare il suo operato; non può moltiplicarsi entro la stessa specie e S. Tommaso d’Aquino afferma che tante sono le specie angeliche quanti sono gli stessi Angeli, l’uno diverso dall’altro.

Nella Bibbia si parla di Angeli come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini; nel Nuovo Testamento essi appaiono chiaramente come puri spiriti. Nella credenza ebraica essi furono talvolta avvicinati a esseri materiali, ai quali si offriva ospitalità, che essi ricambiavano con benedizioni, promesse di prosperità, ecc.

Intelligenza e volontà

L’Angelo in quanto essere spirituale non può essere sprovvisto della facoltà dell’intelligenza e della volontà; anzi in lui debbono essere molto più potenti, in quanto egli è puro di spirito; sulla prontezza e infallibilità dell’intelligenza angelica, come pure sull’energia, la tenace volontà, la libertà superiore: il grande Dottore Angelico, S. Tommaso d’Aquino, ha scritto ampiamente nella sua “Summa Theologica”, alla quale si rimanda per un approfondimento.

Elevazione

La Sacra Scrittura suggerisce più volte che gli Angeli godono della visione del volto di Dio, perché la felicità alla quale furono destinati gli spiriti celesti, sorpassa le esigenze della natura ed è soprannaturale. E nel Nuovo Testamento frequentemente viene stabilito un paragone fra uomini, Santi e Angeli, come se la meta cui sono destinati i primi, altro non sia che una partecipazione al fine già conseguito dagli Angeli buoni, i quali vengono indicati come ‘santi’, ‘figli di Dio’, ‘Angeli di luce’ e che sono ‘innanzi a Dio’, ‘al cospetto di Dio o del suo trono’; tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine; essi furono santificati nell’istante stesso della loro creazione.

Caduta

Il Concilio Lateranense IV, definì come verità di Fede che molti Angeli, abusando della propria libertà caddero in peccato e diventarono cattivi. San Tommaso affermò che l’Angelo poté commettere solo un peccato d’orgoglio, lo spirito celeste deviò dall’ordine stabilito da Dio e non accettandolo, non riconobbe al disopra della sua perfezione, la supremazia divina, quindi peccato d’orgoglio cui conseguì immediatamente un peccato di disobbedienza e d’invidia per l’eccellenza altrui.

Altri peccati non poté commetterli, perché essi suppongono le passioni della carne, ad esempio l’odio, la disperazione. Ancora S. Tommaso d’Aquino specifica, che il peccato dell’Angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio.

La tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente degli Angeli e loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal Cielo nell’inferno; l’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza, lo portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, traendo dalla sua parte un certo numero di Angeli.

Contro di lui si schierarono altri Angeli dell’esercito celeste capeggiati da Michele, ingaggiando una grande e primordiale lotta nella quale Lucifero con tutti i suoi, soccombette e fu precipitato dal Cielo; egli divenne capo dei demoni o diavoli nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia.

Il nome Lucifero e la sua identificazione con il capo ribelle degli angeli, derivò da un testo del profeta Isaia (14,12-15) in cui una satira sulla caduta di un tiranno babilonese, venne interpretata da molti scrittori ecclesiastici e dallo stesso Dante (Inf. XXIV), come la descrizione in forma poetica della ribellione celeste e della caduta del capo degli angeli.
“Come sei caduto dal Cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora! Come sei stato precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in cuor tuo: Salirò in Cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio trono… salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo. E invece sei stato precipitato nell’abisso, nel fondo del baratro!”.

L’esercito celeste

La figura dell’Angelo come simbolo delle gerarchie celesti, in genere appare fin dai primi tempi del cristianesimo, collocandosi in prosecuzione della tradizione ebraica e come trasformazione dei tipi precristiani delle Vittorie e dei Geni alati, che avevano anche la funzione mediatrice, tra le supreme divinità e il mondo terrestre.

Attraverso l’insegnamento del “De celesti hierarchia” dello pseudo Dionigi l’Areopagita, essi sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori.

La prima gerarchia comprende i Serafini, i Cherubini e i Troni; la seconda le Dominazioni, le Virtù, le Potestà; la terza i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli.

I cori si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni identificativi, sempre secondo lo pseudo Areopagita, i più vicini a Dio sono i serafini, di colore rosso, segno di amore ardente, con tre paia di ali; poi vengono i cherubini con sei ali cosparse di occhi come quelle del pavone; le potestà hanno due ali dai molti colori; i principati sono Angeli rivolti verso Dio e così via.

Più distinti per la loro specifica citazione nella Bibbia, sono gli Arcangeli, i celesti messaggeri, presenti nei momenti più importanti della Storia della Salvezza; Michele presente sin dai primordi a capo dell’esercito del cielo contro gli angeli ribelli, apparve anche a Papa S. Gregorio Magno sul Castel S. Angelo a Roma, lasciò il segno della sua presenza nel Santuario di Monte S. Angelo nel Gargano; Gabriele il messaggero di Dio, apparve al profeta Daniele; a Zaccaria annunciante la nascita di S. Giovanni Battista, ma soprattutto portò l’annuncio della nascita di Cristo alla Vergine Maria; Raffaele è citato nel Libro di Tobia, fu guida e salvatore dai pericoli del giovane Tobia.

L’Angelo nella Bibbia

Specifici episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, indicano la presenza degli Angeli: la lotta con l’Angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli Angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12); i tre Angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18); l’intervento dell’Angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco; l’Angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto.

L’annuncio ai pastori della nascita di Cristo; l’Angelo che compare in sogno a Giuseppe, suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; gli Angeli che adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto; l’Angelo che annunciò alla Maddalena e alle altre donne, la resurrezione di Cristo; la liberazione di S. Pietro dal carcere e dalle catene a Roma; senza dimenticare la cosmica e celeste simbologia angelica dell’Apocalisse di S. Giovanni Evangelista.

L’Angelo Custode

Infine l’Angelo Custode, l’esistenza di un Angelo per ogni uomo, che lo guida, lo protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro Angeli nel Cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei Cieli”.

La Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli Angeli, come quello di offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare l’uomo nella via del bene.